Le foto sportive più iconiche di tutti i tempi

Le foto sportive più iconiche di tutti i tempi

Chi ci segue da un po’ di tempo lo sa già: per noi, la fotografia è arte. E parte di ciò che rende così incredibile questo mezzo artistico è il fatto che ci permette di imprimere la storia in immagini, immortalando testimonianze di quello che è stato. Un ruolo importantissimo in una realtà dove le fake news spopolano e ciò che non piace viene rinnegato.

Ma la storia non è solo quella comune a tutti noi. E’ storia anche quella dello sport e perciò in questo articolo vedremo alcune delle foto sportive che hanno fatto la storia.

1)

Mexico 1968: Peter Norman – Athletics and Black Power Salute

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Il contesto: il 1968 aveva visto un’ondata di proteste per i diritti civili a livello globale. In particolare, una delle comunità che protestava da più tempo per la propria emancipazione era quella degli afroamericani, in lotta per ribellarsi contro una società razzista e discriminatoria. Gli atleti, così come i cittadini, neri, non si potevano avvalere neanche lontanamente degli stessi diritti delle loro controparti bianche. Il movimento più rappresentativo di questa lotta era il pugno nero.

Anche se non riconoscete il titolo della foto, siamo sicuri che la quasi totalità dei lettori l’abbiano vista. Stiamo infatti parlando del capolavoro di John Dominis, scattato nel 1968 alle Olimpiadi di Città del Messico. Nella fotografia sono ritratti i vincitori dei 200 metri piani, sul podio durante la premiazione. Tommie Smith, vincitore dell’oro, Peter Norman con la medaglia d’argento e John Carlos con quella di bronzo. I due corridori afroamericani sono scalzi, a simboleggiare la povertà delle persone nere americane, e alzano il pugno chiuso, guantato di nero, del Black Power al cielo in segno di protesta.

Peter Norman, invece, che era a conoscenza del gesto di ribellione dei due statunitensi, mostra il suo supporto al gesto grazie alla spilla con il logo dell’Olympic Project for Human Rights appuntata sul petto.

Il gesto valse l’espulsione dai giochi ai due giocatori, che però non si pentirono mai del gesto, diventato nel tempo simbolo di lotta a un sistema ingiusto e, soprattutto, di orgoglio nero.

2)

Bobbi Gibb alla maratona di Boston – fotografo sconosciuto

Correva l’anno 1966 quando uno sportivo non iscritto regolarmente alla Maratona di Boston lasciò più di metà dei concorrenti dietro di sé. Il motivo per cui non era iscritto?

Roberta “Bobbi” Gibb è una donna e negli Stati Uniti degli anni ‘60, si pensava che il gentil sesso non si potesse correre gare più lunghe di 1.5 miglia poiché avrebbe fatto ballonzolare le ovaie. Non ce lo stiamo inventando, ci sono fonti storiche. Controllate voi stessi.

Conseguentemente, neanche i negozi vendevano attrezzature per donne adatte a correre le 26 miglia (circa 42 chilometri) della maratona. Per partecipare, Gibb dovette quindi comprarsi un paio di scarpe da uomo e gareggiò indossando un costume da bagno con sopra i bermuda di suo fratello. E siccome le era stata rifiutata l’iscrizione, aveva indossato una felpa per nascondere il genere agli altri corridori.

Ovviamente, i podisti che erano vicino a lei riuscirono a capire immediatamente che non si trattasse di uomo. Invece di esserle ostili, come Gibb si aspettava, però, le si strinsero attorno e impedirono agli organizzatori di buttarla fuori dalla gara.

Bobbi concluse la maratona in 3 ore e 21 minuti, piazzandosi circa a metà classifica. E nonostante l’impresa non venne registrata dagli arbitri venne registrata dalla storia ed è tutt’ora testimoniata dalla foto che la ritrae mentre arriva al traguardo.

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3)Kathrine Switzer che viene buttata fuori dalla maratona di Boston

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Parliamo sempre della Maratona di Boston. Solo un anno dopo che Bobbi Gibb fu la prima donna a completare la gara, un’altra ragazza partecipò, questa volta però essendosi iscritta regolarmente. Le fu quindi data una pettorina. In questo caso, gli organizzatori tentarono di bloccarla fisicamente per espellerla, ma, come si può vedere nelle foto, un altro corridore intervenne.

Il corridore in questione era il suo compagno.

Conclusione

Le immagini iconiche dello sport non solo catturano momenti di competizione, ma spesso riflettono profonde lotte sociali e politiche. Dalla protesta silenziosa di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968, al coraggio di Bobbi Gibb nel rompere le barriere di genere alla Maratona di Boston nel 1966, queste fotografie testimoniano come lo sport possa essere un potente veicolo di cambiamento sociale.

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